Con la fresca nebbia mattutina c'è un fascino particolare nell'entrare nel
verde santuario di un bosco, antidoto - temporaneo, ma efficace -
all'innaturale vita cittadina. E, ormai, questo vale anche i sempre più
urbanizzati piccoli borghi brianzoli.

Profumi, sensazioni, suoni nuovi o familiari di volatili, piccoli roditori o
anche solo ricci di castagne in caduta libera, aiutano la mente a liberarsi
da fastidiosi quanto inutili giri di pensieri su inezie quotidiane,
permettono al corpo di ritemprarsi e ossigenarsi e all’anima di oltrepassare
gli angusti limiti proposti dai modelli di vita televisivi.

Un momento raro e prezioso, quello sui sentieri di Campsirago alla domenica
mattina, condiviso da coppie in passeggiata, gruppi in bicicletta e famiglie
che raccolgono le castagne. Ma l'atmosfera ovattata e pregna di meraviglia e
apertura è destinata a durare poco. Un colpo di fucile. Lontano. Già
qualcosa si spezza. Poi un altro, più vicino e un altro ancora e l'incanto
dell'ascolto della natura lascia posto a una rabbia impotente nel nome di
ignari abitanti del bosco che quella tensione devono viverla per ore e ore,
giorni e giorni, mesi e mesi. Ma l’amore per la natura ha un prezzo questa
mattina e, dopo la rabbia, è la paura che prende il sopravvento, paura per
la propria stessa incolumità in quella raffica di colpi ormai vicinissimi,
resi forse più sfrontati dalle urla irritate di avviso e protesta.

Sono psicologa e conducevo la scorsa domenica un gruppo di educazione e
psicologia ambientale con colleghi provenienti da diverse località
italiane – Torino, Bolzano, Padova, Roma - e anche dall’estero, dalla
Spagna. Ci siamo fermati nel bosco solo 40 minuti, verso le 10.30 del
mattino, sul sentiero principale, a 5 minuti dalle abitazioni di Campsirago,
a pochi metri dal piccolo santuario, con una candela sempre accesa, dedicato
alla Nostra Signora… è stato un incubo. E una vergogna.

Unico sollievo, il sostegno dei Carabinieri di Merate, a cui è stata
inoltrata la segnalazione.

Marcella Danon


Grazie per la cortese attenzione, confido in un piccolo spazio sulle vostre
pagine.
Ci tengo a chiarire che la mia non è una lotta apriori contro i cacciatori.
Ho conosciuto tanti cacciatori che sono veramente dei grandi amanti degli
animali, che hanno una loro etica, un codice d'onore, che si sentono e si
mettono al servizio dell'ambiente. Ma quando la caccia diventa un'isterica
ricorsa a impallinare tutto quello che si muove, scusate, ma mi sento tirata
in causa come professionista e ci leggo qualcosa di patologico. La cui
radice non è però nelle persone, ma in uno stile di vita che ci allontana
sempre di più dal senso di vicinanza e compartecipazione con l'ambiente
naturale di cui anche noi siamo parte (e ce ne stiamo dimenticando).

Cordiali saluti,
Marcella Danon

Mi è appena stata inviata la conferma che sicuramente pubblicheranno la lettera.

Chi ha partecipato alla supervisione sa benissimo di cosa si tratta, per chi non c'era racconto che nel nostro lavoro nei boschi - alle 10.30 del mattino, su sentieri segnalati e a 500 metri dalle abitazioni - ci siamo trovati in mezzo a un fuoco incrociato, vicinissimo e sicuramente provocatorio (ci è stato poi detto che i cacciatori si sono appropriati di Colle Brianza e fanno apposta a spaventare i gitanti). E' stata un'occasione utile per lavorare su rabbia e paura, ma anche per darsi unamossa, con quando in nostro potere fare.

Rimane solo da realizzare l'atto psicomagico suggerito daStefano, attaccare sui cartelli di riserva di casìccia (che c'è effettivamente lì sul colle) dei bigliettini "Ma non sei stanco di uccidere?".




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Commenti

  • E per fortuna voi avete avuto dalla vostra i carabinieri.
    Qua io invece ricevo decine di mail di persone che mi raccontano cose simili e concludono dicendo "abbiamo chiamato i vigili, la forestale, la polizia, i carabinieri ma non ci hanno considerato o ci hanno detto che non hanno personale, ecc.".

    Speriamo serva l'atto psicomagico.

    Io credo più che i cacciatori si estingueranno a causa dei costi dell'attività.

    Ciao!
    Massimo
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