3. Visione Sistemica e cambiamento di paradigma

A chi mi volesse domandare, in quale ambiente naturale mi sento meglio, le radici della mia risposta non possono che affondare nell’ambiente montuoso. Sono ormai trascorsi più di vent’anni dal mio re-incontro con la Montagna. All’epoca stavo passando un momento molto delicato, difficile, tormentato della mia vita. Stavo cercando, con difficoltà di mettere a fuoco la mia Esistenza, non sapendo in realtà, in quale direzione andare. Dopo aver annaspato a lungo, cercando di mantenere la testa fuori dall’acqua, il mio istinto di sopravvivenza mi ha guidata portandomi a scegliere di partecipare ad una gita in montagna organizzata dalla sezione locale del CAI. A quella prima gita ne sono seguite altre, nelle settimane successive, per tutto l’anno. Sono andata a camminare in montagna con la neve, con la pioggia, con il Sole, con la nebbia. Ogni volta, tornavo a casa, rinfrancata, più forte. Ogni volta, all’andata, confidavo le mie pene alla Montagna e Lei sempre, mi faceva sentire accolta, non giudicandomi. Al termine di quel lungo anno di camminate, sentivo che dentro di me si era operata una trasformazione. Il disorientamento era diventato una sorta di fuoco lucido che mi dava le prime indicazioni, su come muovermi all’interno della mia Vita, restituendomi degli elementi chiari di Identità legati ai miei Bisogni ai miei Desideri , alla necessità per me di continuare un percorso personale di ricerca e di approfondire le mie Vene Esistenziali, permettendomi di fare altre esperienze ancora, oltre a quelle già sperimentate.

Nel tempo sono venuta in contatto con altri ambienti naturali, come per esempio i boschi. Quanti passi ho fatto nei boschi e.. ogni volta che ho l’occasione ecco che immediatamente sperimento un senso di Intimità, profonda. Cosa dire poi, quando anche il Vento si aggiunge a scuotere un po’ le foglie, i rami. Improvvisamente mi sento Spettatrice privilegiata di un Concerto naturale unico… le foglie che oscillano, qualcuna danzando cade al suolo, per qualcun’altra è una scossa, ma non è ancora il momento di abbandonare l’albero. Già gli alberi.. talvolta sono incappata in esemplari di centinaia di anni… . Silenzio rispettoso è la prima risposta che ho dato.

Il mare o meglio i mari, da sempre stimolano un moto ondoso, emotivo, mi scuotono …e qualche volta mi portano via delle preoccupazioni, regalandomi leggerezza.

Infine, il Deserto, un enorme cassa di risonanza del Silenzio. Il mio sguardo che non trova limiti, confini e nello stesso tempo incontra la Pace.

Talvolta il contatto con la Natura o con alcuni degli elementi naturali mi crea disagio, per esempio la pioggia. In generale la patisco. L’apprezzo molto se sono al riparo, al caldo, a casa mia o in qualche luogo chiuso, asciutto e dai Vetri la osservo. Nello stesso tempo, benedico quell’acqua per quello che sta donando alla Terra e a me. Un po’ di disagio lo provo per la Nebbia, il fatto di avere difficoltà di visione, di orientamento mi crea dei timori, mi stanca, mi deprime.
A livello climatico, le due tipologie di clima che patisco di più sono il caldo umido ed il freddo umido. Il primo mi toglie il respiro, le forze, la lucidità mentale. Il secondo mi fa penetrare il freddo nelle ossa, non trovo protezione con nessun capo di abbigliamento e questo mi genera malessere sia su un piano fisico che psicologico, facilmente sfocio nell’impazienza e nell’irritazione. Inoltre inizio ad accelerare la mia andatura perché voglio che la situazione termini il prima possibile. Ma, se vado oltre la superficie, mi rendo conto che tutte le situazioni per me disagevoli sono funzionali ad un processo vitale perfetto e completo.

Dopo quanto detto sopra , posso dire che mi sento parte del Mondo Naturale, lo sento questo legame e scelgo di avere un Contatto appena possibile, devo però anche aggiungere che vivo in un ambiente urbano, il cui la Natura è stata addomesticata sotto forma di parchi urbani, per cui anche una passeggiata tra gli alberi non permette di sentire profondamente il suono della medesima, spesso coperto dal moto delle auto, dai clackson, dalle sirene. In città spesso ho la visione di una natura che è sopravvissuta, nonostante tutto, a Noi, all’asfalto, alle potature a volte inopportune. Sì, da questo punto di vista è molto forte anche se le vittime non mancano sia per quel che riguarda la varietà del mondo vegetale che animale e, in modo particolare mi riferisco agli uccelli, sempre meno specie e con meno ambiente per loro adatto alla nidificazione. Lo stesso posso dire per esempio dei pesci che nonostante tutto vediamo nei nostri fiumi inquinati. Hanno tanta forza, quelli che sopravvivono.

Vivere in città per me talvolta è fonte di distacco rispetto all’ambiente naturale, per cui il mio bisogno di connessione è come se venisse temporaneamente sostituito da un bisogno di vivere in modo stimolante, partecipante all’intensa vita cittadina che mi induce a consumare il Tempo con ritmi forzati rispetto a quelli naturali, a consumare le attività culturali proposte.

L’idea di essere un filo della trama o una nota della Sinfonia dell’intera creazione trova in me un senso sia dal punto di vista del pensiero che di parte delle mie azioni. Sento però che ho un grande lavoro da fare per creare una maggiore aderenza a questo senso di appartenenza, vivificandolo e rendendo attivo il mio filo.

L’idea di essere una nota della Sinfonia dell’Universo mi dona un grande senso di Armonia ed Equilibrio, e come l’arcano XIX dei tarocchi marsigliesi, mi permette di cogliere il mio posto nel Mondo. A questo si aggiunge un grande senso di responsabilità doveroso per i miei pensieri, le mie azioni, le mie scelte quotidiane e future.

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