Il 2012 si avvicina ed io sono terrorizzato dal nuovo anno, che ho paura mi porterà un sacco di brutte cose... Il tutto perchè dentro di me è sempre più buio e freddo. Sto perdendo la mia connessione con l'ambiente circostante e questo mi fa star male, anche fisicamente... Sono sempre più chiuso in casa o tra il cemento e l'asfalto della città...
Ed ho paura di star sprecando il mio tempo... Ed intanto faccio fatica a costruire qualcosa di positivo e mi sento sempre più solo e sfiduciato.
Aiutatemi a riaccendere la mia luce interiore che possa illuminare e riscaldare il buio...
Ciao!
Massimo
Commenti
Anche se ci fosse un forte cambiamento, sarà la fine di una forma di pensiero, non la fine del mondo. Inoltre la fine di un sistema economico sarebbe una salvezza per la Terra, che è molto più importante.
(fine)
L’aiuto più utile (e parlo proprio di aiuto professionale) è stato parlare con qualcuno che, allenato all’ascolto e non giudicante, orientasse la mia attenzione alla “metà piena del bicchiere”, su aspetti positivi, risultati e risorse personali di cui io, tutta presa dalla disperazione, non avevo neppure visto e quindi ero convinta non esistessero. È qualcosa che mi sento di consigliare a tutti, specialmente a chi è giunto a un punto di non-ritorno (“o cambiamento o morte!”), a chi ne ha maturato il bisogno soffrendolo sulla propria pelle.
Forse il vero Max ti è ancora sconosciuto in tutto il suo vissuto, in tutte le sue potenzialità… conoscerlo può significare imparare a donare se stessi in modo più consapevole e più efficace.
Spero di non essere stata troppo noiosa, ma mi sento davvero (e non per modo di dire) molto vicina alla tua esperienza, anche per me è in atto un periodo buio (almeno sotto certi aspetti).
Quindi ti mando un forte e affettuoso abbraccio e sono a tua disposizione se hai voglia di continuare il discorso (oltre che qui, via telefono o skipe o e-mail, come vuoi)
(continua)
Sviluppare una maggior fiducia nella saggezza inconscia, nativa, della connessione, aiuta ad attraversare la crisi, la notte oscura dell’anima: che è davvero oscura ma che prelude sempre a una maggior luce, al di là del pessimismo cosciente che possiamo avere. Su questo, un altro valido aiuto nel tempo mi è stato dato dalle opere di Alberto Burri, (sacchi lacerati come la nostra vita, e ricuciti per ricrearne nuova bellezza) dal seguente testo di Salvatore Natoli:
«La vita è lacerazione: essa è il movimento della contraddizione. Chi volesse emanciparsi dalla contraddizione uscirebbe dalla vita. Al di fuori della contraddizione non c’è vita ed il vivere propriamente consiste nella capacità di ricucire, di volta in volta, i lembi strappati dell’esistenza, di ritesserla continuamente nonostante e oltre il dolore. Oltre il dolore in forza di un più profondo amore: la vita che noi siamo e che al di là di ogni lacerazione ricerca se stessa. Fino a che ne ha la potenza. E, perciò, senza tracotanza».
Sono certa che in te c'è, nel fondo, questa fiducia, questo amore, altrimenti la tua chiusura sarebbe totale: non cercheresti aiuto in coloro che senti, nel profondo, come amici, e non saresti l'uomo appassionato che sei. Il tuo senso di giustizia così profondo, così immenso che vorrebbe rovesciare il mondo per renderlo più bello, fatica ad adattarsi alla percezione più confusa e alla volontà più lenta del resto del mondo, alla mediazione con una realtà che invece non vuole cambiare. Quindi è un senso di giustizia che non trova facilmente una via per essere tradotto in realtà. Ma poiché potrebbe essere davvero la tua mission nella vita, forse vale la pena di cercare ancora come renderlo concreto; o meglio dire, di appassionarsi più al come che al cosa (diversità di atteggiamento che ci fa più attenti al viaggio che alla mèta, che spesso non è nelle nostre mani, almeno non nelle nostre sole). E qui torna ancora la necessità di sviluppare fiducia in ciò che è oltre la nostra azione diretta. Fiducia che siamo in grado, con il nostro contributo, anzi con la nostra stessa esistenza (siamo in rete!) di muovere campi energetici in grado di attivare trasformazioni ben oltre la nostra immaginazione.
Mi pare anche che in questa situazione tu ti faccia quasi delle colpe (non aver saputo usare bene il tempo, saper fare solo casino ecc…). Nella mia esperienza tutto è cambiato quando ho deciso di accettare ciò che è, ciò che sono, ciò che la vita mi ha dato (o non dato): la realtà si illumina di una luce nuova e dolcissima e, finalmente, posso vederla per ciò che è veramente. E quindi che non è solo negativa o solo positiva, ma semplicemente è ciò che doveva essere.
Certo, io ho avuto il vantaggio di essermi trovata (o di aver scelto) di seguire percorsi di autoformazione, di cui riconosco oggi tutto il valore (che forse non era così chiaro nell’immediato). Nelle crisi più acute sono sempre arrivata, a un certo punto, all’evidenza che non potevo farcela da sola perché la mia visione delle cose era distorta, unilaterale: vedevo il mondo solo attraverso la lente deformante del pessimismo indotto dai problemi presenti. L’aiuto più utile (e parlo proprio di aiuto professionale) è stato parlare con qualcuno che, allenato all’ascolto e non giudicante, orientasse la mia attenzione alla “metà piena del bicchiere”, su aspetti positivi, risultati e risorse personal
Sai, Max, mentre leggo il tuo SOS, non posso fare a meno di immedesimarmi molto in te, nel momento che stai vivendo. È qualcosa che conosco molto bene, che ritorna periodicamente anche nella mia vita. Quindi so che i consigli degli altri sono quasi sempre poco graditi, perché "non ci azzeccano" con la nostra sensibilità, con l'irriducibile singolarità della nostra esperienza. Le persone, con molta generosità, cercano di sollevarci, di consolarci, di darci soluzioni, ma noi quasi mai ci ritroviamo in queste risposte, perché gli altri non possono sentire totalmente ciò che noi sentiamo, in quel momento. Quindi non posso entrare nel tuo mondo, nella tua esperienza se non con molta cautela, e solo esprimendo il mio vissuto, senza pretesa che sia di esempio per tutti. Quindi prendi tutto ciò che scriverò come un mio libero sentire, come mie libere riflessioni che spero possano suscitare qualche assonanza.
L’unica cosa che ha fatto evolvere il mio modo di vivere le crisi è stato prendere coscienza che, appunto, si tratta di crisi di passaggio e non di una visione oggettiva della realtà. E per la crisi c’è una sola cura: aspettare che passi. Non è una soluzione passiva, perché comporta starci dentro accettandola come parte di me, per quanto mi faccia soffrire e non ne veda la fine. È l’accettazione a fare la differenza. È “cullare” con immenso affetto il mio io sofferente, riconoscendogli pieno diritto di soffrire, dedicandogli dello spazio per esprimersi. L’accettazione va pari passo con l’interrogarmi su “chi è”, dentro di me, che soffre: a quale bisogno non trovo risposta. E poi attraverso quali vie (decise e volute da me, che magari non sono quelle che avrei scelto istintivamente) quel bisogno può essere saturato. A me, ad esempio, serve convogliare l’energia della crisi nella creatività: una creatività molto fine a se stessa, personale, senza la pretesa di creare cose immense riconosciute dagli altri (per me, ad esempio, sono state la poesia haiku e l’espressione dei sentimenti che provo di fronte all’arte, ma ognuno ha le sue vie)
E per tutto questo processo i tempi sono molto personali (io, ad esempio, non sopporto nessuno che voglia “mettermi fretta” verso una soluzione, è un cammino che devo fare da sola).
Credo sia questo che anche Pamela indicava come accendere la propria luce: trovare il mio modo di uscire da un bozzolo che ormai mi sta troppo stretto (se ci sto male dentro è per questo, non c’è altra spiegazione, vuol dire che sto crescendo!)
Mi metto ora nei miei panni professionali di counselor: nelle tue righe mi è parso di leggere molta frustrazione per la mancata realizzazione dei tuoi progetti, molta delusione per la mancata risposta del mondo esterno al dono completo e sincero che fai di te stesso. So che è un’esperienza dolorosissima sentirsi un corpo estraneo nel proprio mondo (e proprio perché si è troppo autentici). Come se il mondo non fosse pronto ad accoglierti. Di conseguenza la solitudine, il senso di non-connessione. Ma anche questa è una percezione soggettiva: noi siamo comunque connessi con tutto perché non possiamo non esserlo, tutto è Uno. Solo che a tratti, nella nostra esistenza, il legame col fluire della vita torna a essere inconscio. A me ha sempre confortato molto coltivare questa forma-pensiero, cercandone piccole conferme (provando a immedesimarmi per qualche attimo in una foglia, in un’onda del mare…) o (scavalcando il livello umano, che è quello che crea più problemi e delude) ricollegandomi a un senso di legame più vasto, in cui anche le difficoltà e amarezze umane trovano il loro senso.
Quello che voglio dire è molto “ecopsicologico”: la nostra consapevolezza di connessione col mondo è in gran parte inconscia, tanto più nei momenti di difficoltà e solitudine. Ma la connessione c’è. Sviluppare una maggior fiducia nella
Grazie Pamela ma...
Come faccio a non pensare male per il futuro quando proprio all'orizzonte non c'è la più minima prospettiva che le cose cambino, che io cambi, se non in peggio?
Quindi, nel mio caso, non si tratta di attirare più o meno negatività. E' solo fare una fotografia della mia vita...
E poi quando invece mi aspetto cose positive quasi mai si realizzano! E' la storia di questo 2011 in cui alcune speranze ce l'avevo, tutte andate in fumo!
Poi, sul fatto di non essere solo... Certo, comunque siamo parte di un qualcosa più grande. Ma però io parlo di una solitudine più... materiale. Non riesco neanche a trovare qualcuno che venga con me a Capodanno a girellare per il Centro... Ho tanti progetti in testa ma non trovo nessuno che voglia fare squadra con me per cercare di realizzarli...
Poi, certo che non può essere sempre primavera. Ma qui il fatto è che è sempre inverno, con qualche sprazzo di sole ma breve ed effimero.
E l'inverno ora in corso dura da almeno 7 anni e mezzo...
Risorse? Ma quali? Sono bravo solo a fare casino, quello sì...
Se per tenere accesa la mia luce devo far conto solo su di me, allora sto fresco! Ho paura di non avere le capacità per andare oltre a dove sono arrivato.
Se il 2011 iniziato con qualche speranza è diventato un anno di profonda tristezza, cosa devo aspettarmi da un 2012 dove se guardo vedo solo paure?
Per ora sulla mia agenda 2012 ho scritto O CAMBIAMENTO O MORTE!
Max